Cannabis legale: quando parte la Valle d’Aosta?

Cannabis terapeutica: ecco un modo per migliorare la qualità della vita di un malato. Purtroppo nonostante la legalizzazione, in Valle d’Aosta non ce ne sta in quantità industriale, infatti i pazienti in carico al reparto di Terapia del dolore dell’Ausl Vda sono all’incirca una ventina. Tra questi c’è chi è affetto da dolori cronici, sclerosi multipla, chi soffre di nausea e di vomito causati dalla chemioterapia, e così via.

Cannabis legale: nascono le aziende di produzione

La fortuna vuole che grazie alla legalizzazione stanno sorgendo non poche aziende di coltivazione e produzione della cannabis, che può andare a rifornire a scopo terapeutico quegli ospedali che ne hanno quantità ridotte.

Una di queste aziende è quella di Mattia Guarnera, proprietario dell’impresa Canapa Republic, una delle prime che ha deciso di tentare un approccio a questo nuovo business, e gli è andata cosi bene che ha potuto persino partecipare alla Fiera internazionale della Canapa.

Qui c’era praticamente di tutto dalle t-shirt, alle borse, a prodotti come oli, biscotti, o anche piante, fiori e semi. Il nuovo modo di concepire quella che prima era una droga additata negativamente, e che oggi si appresta ad essere il nuovo business industriale, ma soprattutto la svolta in campo terapeutico ed alimentare. La fiera si è tenuta a Bologna, giunta a questa sesta edizione, ha contato la bellezza di 150 stand di aziende produttrici che sono giunte da tutto il mondo. E tra le tante si è distinta quella dell’italiano Guarnera, il cui lavoro è raccontato pure sul sito Canaparepublic.it .

La nuova concezione della “cannabis light“, erba legale è possibile perché ha come contenuto una percentuale di THC più lieve rispetto ai limiti di legge, e non dimentica invece di contenere tutti gli altri principi attivi. Ma quando anche la valle d’Aosta si adeguerà?

Cannabis legale e Valle d’Aosta, i malati soffrono

Per i malati valdostani, la mancanza di cannabis, è un problema. Oltre la metà dei pazienti provano così a sopperire con il Bedrocan, la gemella di importazione olandese (per quanto inizino a esserci problemi di approvvigionamento anche per tale farmaco), che può ricevere prescrizione da qualsiasi medico, ma che può giungere ad avere un costo per il malato anche di 150 euro alla settimana.

Chi non può permetterselo resta nelle liste d’attesa. Il primario della Terapia del dolore Lorenzo Pasquariello spiega «A livello nazionale viene prodotta circa un quarto di Fm2 rispetto a quanta ne servirebbe. Il paziente si trova così fra due fuochi, fra quella olandese, di poco più accessibile ma a pagamento e quella italiana totalmente rimborsabile. Il rischio è che possa esserci una discriminazione fra chi può permettersela e chi no».

Questa cosa è stata confermata anche da Maria Cocola, la direttrice della Farmacia comunale 4 di Aosta, che lo ha definito come un farmaco che scade molto in fretta, e non se ne possono tenere elevate scorte. Per un ordine si può aspettare pure fino ad un mese e mezzo.